A mani nude by Filippo Nek Neviani

A mani nude by Filippo Nek Neviani

autore:Filippo Nek Neviani [Neviani, Filippo Nek]
La lingua: ita
Format: epub
editore: HarperCollins Italia


Durante quelle ore che sembravano non voler passare mai, ho pregato molto. In particolare ho pregato Raffaele, l’arcangelo guaritore, a cui sono devoto.

La preghiera, come sempre, mi è stata di grande conforto, è stato l’appiglio che mi ha tenuto a galla quando mi pareva di andare a fondo e di venire sommerso dall’oscurità.

Ho anche scoperto che è stata l’àncora di salvezza di mia moglie, mentre aspettava che uscissi dalla sala operatoria.

Ritornato a casa, Patrizia mi ha raccontato di aver vissuto quelle ore di angoscia in uno stato di relativa calma e serenità, nonostante all’inizio si fosse immaginata il peggio.

Tutta colpa della mia prima telefonata…

Appena mi ferii, un attimo prima di salire in macchina, provai a chiamarla per dirle che avevo bisogno d’aiuto. Ma dato che il cellulare prendeva pochissimo e male, riuscii soltanto a gridare: «Patriziaaa aiutooo» e cadde la linea.

Lei, sentendo la mia voce concitata, pensò che mi fossi ribaltato con il trattore e fossi rimasto schiacciato, rischiando di morire. Si spaventò tantissimo.

Sulla strada per il pronto soccorso la richiamai. «Mi sono tagliato la mano, sto scendendo all’ospedale di Sassuolo perché qui ho combinato un casino. Mi sono fatto male serio!» urlai. «Vieni subito!»

Patrizia mi confessò di aver tirato un sospiro di sollievo dopo quella telefonata, perché mi aveva dato quasi per morto e scoprire che si trattava “solo” della mano le pareva il male minore.

Almeno finché non l’informarono della situazione.

A metà dell’intervento il primario la raggiunse in sala d’attesa e le spiegò che molto probabilmente avrebbero dovuto amputarmi due dita. O meglio, di sicuro l’anulare, che era il più compromesso. Sembrava che non ci fossero speranze di poterlo salvare.

Patrizia a quel punto chiamò al telefono i nostri amici più cari e il nostro padre spirituale e cominciarono a pregare insieme invocando anche l’arcangelo Raffaele.

Grazie alla preghiera, Patrizia ritrovò la fiducia e la fermezza e si preparò con serenità ad accettare le conseguenze.

Qualsiasi cosa sarebbe andata bene, per lei l’importante era che fossi vivo. Qualche ora più tardi, il primario uscì di nuovo dalla sala operatoria e disse a Patrizia che erano riusciti a riattaccare le dita, compreso l’anulare, e che quello era un vero miracolo, visto che tutti l’avevano dato per spacciato. Nessuno ci poteva credere.

Nei giorni successivi, ho parlato a lungo al telefono con mia moglie, perché mi sentivo perso e fragile.

Lei mi consolava suggerendomi di stare concentrato sul presente, di riflettere su ciò che di positivo e bello avevo nella vita.

Mi aiutava anche a restare saldo con la mente e mi diceva di trovare un senso in quel dolore.

Ma che senso vuoi che ci sia in tutto questo? avrei voluto rispondere alcune volte, quando il malessere diventava insopportabile.

Poi ho capito.

Il dolore ha senso se lo accetti e lo trasformi in nuove possibilità. Non che sia semplice, certo, però è l’unico modo che abbiamo per non soccombere e rimanere schiacciati nel corpo e soprattutto nell’anima.



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